T. I.

Vorrei conoscere quel che può ancora andarmi bene,
come una cosa che può essere tollerata,
un’esperienza che pensi ti dia accesso al cambiamento,
quando in effetti non cambia niente.
E’ lo spirito di adattamento che  induce a camminare per quella piazza,
le gambe muovono parallelamente verso quel determinato luogo,
i tuoi occhi sono frammenti di tv al plasma,
e ogni immagine è in 14 pollici.
Sono trascorsi anni e non ricordo giorno meno lontano di ieri,
chissà da quanto provo a raccontarmi questa favola,
che prima o poi la vita mi sembrerà un salvagente colorato,
chissà da quanto provo a raccontarmi una triste storia di bambina,
e ora mi rendo conto che ho soltanto compianto qualcun altro.
Come sono ingenua ogni volta che parlo di me , parlo di un altro.
come sono ingenua ogni volta che taccio è perchè non ho parole tanto forti da risultare interessanti.
e sono trascorse ore da quando ho parlato con te e ora so che il sogno che credevo fosse il tuo in realtà è solo una mia invenzione.
mi chiedo quando smetterò di immaginare per te una esistenza romantica ,una novità che ti renda unico e invincibile.
mi chiedo quando smetterò di vederti come l’eroe poeta che innoverà la lingua.
adesso sto realizzando che invecchio, ho già 25 anni e ieri ne avevo venti.
Ieri, si, l’ieri che ho vissuto prima di aver percorso il lungo corridoio del non-senso.
chissà da quanto mi accartoccio senza mai proteggermi davvero.
chissà perchè stasera ho il desiderio di piangere per una gioia profonda e sotterranea.
e vedo tutto attraverso i frammenti del mio 14 pollici
uno sbadiglio e la coscienza si assopisce.
 
voglio una luce sintetica che mi faccia assumere un’espressione stupida.
voglio che questa sia una sera di pioggia.
 
che scivoli via portando con sè la mia vergognosa condotta.
 
che scivoli via portando con sè ogni tristezza residua.
 
per un passato che non tornerà mai
 e un presente incerto,
un futuro opaco.
 
che forse stupirà
 

Lascia un commento